Il “KI” questo sconosciuto

Qi/Ki nelle arti marziali

di P. Crugnola

Penso che, chiunque abbia avuto a che fare con l’oriente e le cosiddette arti marziali, abbia sentito parlare almeno una volta del “ki”. Parola sintetica e, nel contempo, misteriosa, ha rovinato i sonni di parecchie persone, tutte tentate dal desiderio di sciscerarne i reconditi significati. Esistono parecchi testi sull’argomento che, una volta letti, sembrano dare la sensazione di aver finalmente compreso l’argomento, ma nel momento in cui si passa alla pratica, la certezza diventa illusione e il bel sogno s’infrange.

Si parla del ki come energia interiore, da non confondere con la forza fisica e muscolare, anche se poi, gli esperti la evidenziano attraverso delle vere e proprie esibizioni di abilità fisica che hanno del miracoloso. Basti pensare ai filmati del fondatore dell’aikido, Ueshiba, o a quello di Kyuzo Mifune, 10° dan di judo, per citare due esempi famosi e di facile reperibilità. E‘ innegabile, che nell’azione di questi due maestri, ci sia un “qualcosa” di particolare che va ben aldilà delle consuete capacità fisico-motorie.

Anni fa assistetti ad una esibizione di un “vecchietto” cinese di nome Ma Fe Long (*) il quale, in mezzo al parquet del Palalido di Milano (**), si mise a piegare alcuni tondini di ferro, del tipo che si usa nelle costruzioni in cemento armato. Questi erano appoggiati alla gola del “vecchietto” il quale, senza alcun aiuto, avanzava lentamente fino a piegarli come fossero fatti di burro. La resistenza di quei tondini (nei cantieri vengono piegati con una particolare apparecchiatura), l’età del “vecchietto” (non meno di 70 anni), la sua estrema gracilità e, soprattutto, la semplicità del suo gesto, furono tutti elementi che mi impressionarono parecchio, oltre a suggerirmi, anche in questo caso, la presenza di un’energia inconsueta e insospettabile.

Quindi, questo “ki” esiste, ma dove si trova?
Si parla di “energia vitale” che permea il nostro corpo e lo spazio che ci circonda, praticamente tutto, ma solo alcune persone riescono ad utilizzarla e, soprattutto, a vederla e, forse, é proprio qui il nodo della questione. Ammesso che questa energia esista, il primo problema é appunto quello di riuscire a vederla o, ancor meglio, “sentirla”.

Noi percepiamo il mondo attraverso i nostri sensi e non abbiamo altri strumenti a disposizione, quindi é attraverso essi che dovremmo percepireanche il “ki”, ma la cosa non é affatto semplice!
Allora, molto probabilmente, le persone citate, Ueshiba, Mifune e il “vecchietto”, devono avere avuto una percezione superiore alla maggior parte delle persone, ma… come hanno fatto ad acquisirla? Beh, penso proprio attraverso la pratica della propria arte.

La pratica delle arti marziali aumenta le capacità percettive e sensoriali dell’individuo?
Sono circa trent’anni che pratico judo e se dovessi dire che cosa é maggiormente cambiato in me dopo tutto questo tempo, non avrei alcun dubbio a rispondere che sono proprio le capacità sensoriali. Niente paura! Non vedo attraverso i muri, né tantomeno cammino sui carboni ardenti. Solamente, riesco a “sentire” meglio l’energia dell’avversario, alcune volte senza che egli abbia compiuto alcun movimento. Soprattutto nella lotta a terra mi riesce molto più facile percepire l’energia in gioco, seguirla, assecondarla, farla mia ed infine indirizzarla a mio piacimento.

A questo punto, non mi sembra più impossibile pensare che questa capacità di “sentire l’energia”, se approfondita ai massimi livelli, possa generare quei “miracoli” visti nei filmati di Ueshiba e Mifune. E chissà, sempre seguendo questa strada (“do”), magari riuscire a sentire anche la propria energia, dentro il nostro organismo e quindi convogliarla secondo una particolare direzione, così come aveva fatto il “vecchietto”. Una tale “sensibilità” (forse potremmo paragonarla al fatidico 10°dan??) porterebbe, senza dubbio, ad una grande “comprensione” del mondo e delle persone, in generale.
Una persona con queste capacità potrebbe anche arrivare a concepire un “miglior impiego dell’energia” e indirizzarla al fine di generare un clima di “amicizia e reciproca prosperità”.
E‘ possibile?

(*) Informazione di Giacinto Pesce
(**) Era una edizione della “Pasqua del Budo”.

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